DAYS 日子- Il capolavoro di Tsai Ming-Liang (v.o. cinese mandarino, sott.ita)

Tsai Ming-liang (vincitore del Leone d’Oro nel 1994 con Vive L’Amour) torna finalmente dietro la macchina da presa, a distanza di sette anni dal suo ultimo film, Stray Dogs.
Il grande maestro taiwanese ha diretto per decenni raffinate indagini sull’alienazione, l’isolamento e la bellezza fugace delle relazioni umane, con protagonista la sua musa, l’attore Lee Kang-sheng.
Il suo ultimo film, DAYS, è indubbiamente uno dei suoi lavori migliori, più scarni e intimi.
Racconta il regista: «Days mi ha liberato da quel processo produttivo dei cosiddetti film industriali. Ho raggruppato una crew molto più piccola e ho cercato di non sforare un budget eccessivo. Era ciò che desideravo fare»
Lee interpreta ancora una volta una variazione su sè stesso, vagando nel solitario paesaggio urbano di Hong Kong in cerca di cure per la sua malattia; allo stesso tempo, un giovane immigrato laotiano che lavora a Bangkok, interpretato da Anong Houngheuangsy, procede nella sua dura routine quotidiana. Questi due uomini solitari si incontreranno in un momento di guarigione, tenerezza e liberazione sessuale.
Tra le voci più catartiche della filmografia di Tsai, DAYS è un’opera sul desiderio, costruita con il consueto talento del regista per la composizione visiva e attraversata da una profonda empatia.
Col consenso unanime della critica e del pubblico, Days ha vinto il prestigioso premio Teddy Award al Festival di Berlino 2020, onorificenza che attesta la migliore pellicola a sfondo LGBT.Per fare questo il regista aveva coinvolto un team incredibile che comprendeva i designer H.R. Giger, Moebius e Chris Foss oltre all’esperto di effetti speciali Dan O’Bannon, le musiche dei Pink Floyd e attori come David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalì e Orson Welles.

A WHITE WHITE DAY – SEGRETI NELLA NEBBIA (v.o. sott.ita)

In una remota cittadina islandese, Ingimundur è un capo di polizia in congedo dopo la scomparsa della moglie in un inspiegabile incidente stradale. Quando viene ritrovata una scatola con alcuni effetti personali della donna, Ingimundur inizia a sospettare che lei lo tradisse con un uomo del posto. Lentamente la ricerca della verità diventa ossessione e inevitabilmente l’uomo inizia a mettere in pericolo se stesso e i propri cari.

JODOROWSKY’S DUNE (v.o. sott.ita)

Nel 1975 dopo il successo di El Topo e La montagna sacra Alejandro Jodorowsky era il cineasta intellettuale più ricercato del mondo, aveva carta bianca e quello che voleva era realizzare il film più importante della storia del cinema, traendo spunto dai romanzi della saga di Dune di Frank Herbert. Il suo Dune, doveva essere un film rivoluzionario in grado di cambiare la mentalità delle giovani generazioni fornendo nuovi modelli di riferimento.
Per fare questo il regista aveva coinvolto un team incredibile che comprendeva i designer H.R. Giger, Moebius e Chris Foss oltre all’esperto di effetti speciali Dan O’Bannon, le musiche dei Pink Floyd e attori come David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalì e Orson Welles.

DAYS 日子- Il capolavoro di Tsai Ming-Liang (v.o. cinese mandarino, sott.ita)

Tsai Ming-liang (vincitore del Leone d’Oro nel 1994 con Vive L’Amour) torna finalmente dietro la macchina da presa, a distanza di sette anni dal suo ultimo film, Stray Dogs.
Il grande maestro taiwanese ha diretto per decenni raffinate indagini sull’alienazione, l’isolamento e la bellezza fugace delle relazioni umane, con protagonista la sua musa, l’attore Lee Kang-sheng.
Il suo ultimo film, DAYS, è indubbiamente uno dei suoi lavori migliori, più scarni e intimi.
Racconta il regista: «Days mi ha liberato da quel processo produttivo dei cosiddetti film industriali. Ho raggruppato una crew molto più piccola e ho cercato di non sforare un budget eccessivo. Era ciò che desideravo fare»
Lee interpreta ancora una volta una variazione su sè stesso, vagando nel solitario paesaggio urbano di Hong Kong in cerca di cure per la sua malattia; allo stesso tempo, un giovane immigrato laotiano che lavora a Bangkok, interpretato da Anong Houngheuangsy, procede nella sua dura routine quotidiana. Questi due uomini solitari si incontreranno in un momento di guarigione, tenerezza e liberazione sessuale.
Tra le voci più catartiche della filmografia di Tsai, DAYS è un’opera sul desiderio, costruita con il consueto talento del regista per la composizione visiva e attraversata da una profonda empatia.
Col consenso unanime della critica e del pubblico, Days ha vinto il prestigioso premio Teddy Award al Festival di Berlino 2020, onorificenza che attesta la migliore pellicola a sfondo LGBT.Per fare questo il regista aveva coinvolto un team incredibile che comprendeva i designer H.R. Giger, Moebius e Chris Foss oltre all’esperto di effetti speciali Dan O’Bannon, le musiche dei Pink Floyd e attori come David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalì e Orson Welles.

PETITE MAMAN dalla regista di TOMBOY (v.o. francese sott.ita)

Da sempre attenta al mondo dei giovanissimi e al tema dell’identità femminile, Sciamma torna con Petite Maman alle atmosfere di Tomboy, uno dei suoi film più amati, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune. Il film ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion…
Grazie a una storia che molti critici hanno accostato alla fantasia di Miyazaki, Petite Maman conquista gli spettatori con una riflessione sulla memoria, l’amicizia e la famiglia.

LA CORDIGLIERA DEI SOGNI (v.o. sott.ita)

L’esplorazione del territorio va di pari passo con l’esplorazione nella storia, per svelare l’anima più profonda del Cile. Proprio come ci ha abituati Guzmán. Nel documentario, vincitore del Festival di Cannes, le alte cime della cordigliera si caricano di una moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori, stratificati come la roccia. La poesia visiva del paesaggio si sovrappone alle testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i loro ricordi della dittatura di Pinochet. Una nostalgia, un senso di frustrazione schiacciante che non affligge solo il popolo cileno ma anche la sua Cordigliera, le voci umane si fondono con quella silente della roccia, in un commovente grido di avvertimento alle nuove generazioni, affinché non si rassegnino mai.

DUE (Deux, v.o. sott. ita)

Interpretato da una coppia di attrici leggendarie, Barbara Sukowa e Martine Chevallier, il film affronta un tema inconsueto come l’amore tra due donne mature, mescolando dramma, suspense e ironia. Le protagoniste, Nina e Madeleine, si amano infatti in segreto da decenni e tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa, vivendo entrambe all’ultimo piano dello stesso palazzo. Quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento imprevisto, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità e l’amore tra le due è messo a dura prova… Già accolto con entusiasmo ai festival di Toronto, Rotterdam e Roma, rappresenterà la Francia nella corsa all’Oscar per il Miglior film straniero.

JODOROWSKY’S DUNE (v.o. sott.ita)

Nel 1975 dopo il successo di El Topo e La montagna sacra Alejandro Jodorowsky era il cineasta intellettuale più ricercato del mondo, aveva carta bianca e quello che voleva era realizzare il film più importante della storia del cinema, traendo spunto dai romanzi della saga di Dune di Frank Herbert. Il suo Dune, doveva essere un film rivoluzionario in grado di cambiare la mentalità delle giovani generazioni fornendo nuovi modelli di riferimento.
Per fare questo il regista aveva coinvolto un team incredibile che comprendeva i designer H.R. Giger, Moebius e Chris Foss oltre all’esperto di effetti speciali Dan O’Bannon, le musiche dei Pink Floyd e attori come David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalì e Orson Welles.

DUE (Deux, v.o. sott. ita)

Interpretato da una coppia di attrici leggendarie, Barbara Sukowa e Martine Chevallier, il film affronta un tema inconsueto come l’amore tra due donne mature, mescolando dramma, suspense e ironia. Le protagoniste, Nina e Madeleine, si amano infatti in segreto da decenni e tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa, vivendo entrambe all’ultimo piano dello stesso palazzo. Quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento imprevisto, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità e l’amore tra le due è messo a dura prova… Già accolto con entusiasmo ai festival di Toronto, Rotterdam e Roma, rappresenterà la Francia nella corsa all’Oscar per il Miglior film straniero.