{:it}Suzanne, cinese espatriata in Grecia, a causa del suo temperamento esuberante diventa presto la “madrina” della China Town di Atene. Con l'arrivo in massa di rifugiati dalla Siria, riconoscendo le somiglianze con il suo proprio destino, Suzanna si adopera per aiutare senza sosta i migranti che ogni giorno sbarcano sulle coste greche. Ad assisterla nella sua missione una bizzarra squadra di pronto intervento composta dal suo trasandato marito, un cane irascibile, un professore ubriaco e una figlia ribelle. Introduzione a cura di Luci dalla Cina {:en}A Chinese man, who once fled China on foot before finding a home in Greece and starting a successful business, wanders the packed corridors of a Greek ferry. He looks kindly at the exhausted refugees wrapped in blankets, while he talks in voice-over about his own privations, giving us a different perspective on the European refugee crisis. This man is a volunteer on a team led by Suzanne, also from China, who thinks that the Chinese community should help their adopted homeland of Greece. Under her tireless leadership, all kinds of aid are distributed: on Lesbos, in Pireaus, in the center of Athens—wherever she finds refugees. Suzanne is an inimitable whirlwind who draws in everyone around her, from her shabby-looking Greek husband to a high-strung dog, a drunk professor and a wayward daughter. The only thing she cannot totally overcome is the skepticism of her Chinese acquaintances.
{:it}Un treno merci passa attraverso i grandi prati sotto le montagne del Caucaso. Nella cabina Nurlan, il macchinista, guida il treno lungo il percorso che passa attraverso un angusto quartiere di Baku, dove il tracciato dei binari è così vicino alle case da corrispondere esattamente alla strada che separa tra loro i modesti edifici. La vita del quartiere si svolge sui binari: gli uomini bevono il tè seduti ai tavolini posti sulle rotaie, le donne stendono i panni su fili sospesi sopra il tracciato ferroviario. Quando il treno passa, gli abitanti si alzano, raccolgono frettolosamente i loro oggetti, scappano nelle case e tutto ciò che resta viene intercettato dalla carrozza guidata da Nurlan. Lui, a fine giornata, raccoglie gli oggetti rimasti attaccati al treno e li riporta ai loro legittimi proprietari: lenzuola, palloni, piume di pollo. L'ultimo giorno di lavoro, in procinto di andare in pensione, trova attaccato al tergicristalli un oggetto inusuale: un reggiseno. Nurlan lo mette nella sua valigia e lo porta nel villaggio di campagna in cui vive. Nei giorni a seguire, pensare alla donna che ha perso quel reggiseno gli toglie il sonno. La grande solitudine in cui vive lo spinge infine a mettersi alla ricerca della sua proprietaria: una ricerca che si rivelerà difficile, buffa, commovente, e che per lui finirà per coincidere con la ricerca dell'amore e dell'appartenenza. {:en}Train driver Nurlan is heading to Baku for the last time before retirement. On its way round the neighborhoods of the city his train snags a blue bra off a washing line. To escape from his lonely existence, Nurlan embarks on the most adventurous journey of his life: to find the owner of this perky piece of underwear. He rents a small room in Baku and begins his quest. With great dedication, Nurlan knocks at every door along the train track. While the women he encounters have their own reasons for letting him into their private worlds, his 'project' does not remain unnoticed by their husbands. The more difficult it gets, however, the more creative and determined Nurlan becomes to convince every woman to try on the bra..
{:it}Attivista, politico, guerrigliero orgoglioso del proprio passato e soprattutto sognatore.“El Pepe” è diventato il presidente dell’Uruguay restando sempre fedele ai suoi ideali. Ma anche abbracciando la possibilità del cambiamento e della novità. Un sorprendente Emir Kusturica scava nell’eredità di José “Pepe” Mujica e ritrova in lui uno spirito affine con cui discutere il senso della vita da un punto di vista filosofico, politico e poetico. Mujica è raccontato nei suoi caratteri più nobili: la fattoria nella periferia di Montevideo, dove lavora guidando lui stesso il trattore, facendosi bastare uno stipendio minimo, adesso come prima, quando era al vertice dello Stato. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il dolce ritratto di un uomo che per tutta la vita non ha mai smesso di lottare per far valere i propri ideali e realizzare desideri all’apparenza utopici. {:en}El Pepe is the guerrilla-style cognomen of former Uruguayan President José Mujica, who led the South American country from 2010 to 2015. Double Palme d’Or-winner Emir Kusturica started work on a film when Mujica was in the last months of his presidency. A series of conversations between the two titans is the backbone to El Pepe, a Supreme Life. Kusturica opt for an impressionistic and intimate portrait rather than photographic detail or regurgitating facts. He mixes in footage from Costa Gavras’s 1972 political drama State of Siege as representing the era. But for the most part, Kusturica is happy to sit back, smoke a cigar and let Mujica have his moment.  The film was played out of competition at the last Venice Film Festival.
{:it}A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.{:en}On completion of the Global Climate Change Week 2019 Detour Cinema presents a cinematic meditation on humanity's massive re-engineering of the planet. ANTHROPOCENE: The Human Epoch is a four years in the making feature documentary film from the multiple-award winning team of Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, and Edward Burtynsky. Narrated by Alicia Vikander. | "Masterfully detailed, captivating you visually with a subtle yet haunting musical layer to tell a difficult yet necessary story." | "To reach a better future, we have first to imagine it. Anthropocene elucidates our monstrous deeds in a way that is observational rather than condemnatory." | "As the filmmakers release us from our trance, we emerge concerned, horrified, but hopefully motivated to do something.". Official Selection for the Sundance, Toronto and Berlin International Film Festivals.
Sibylle Schönemann era una regista della Germania dell'Est. Nel 1984, lei e suo marito sono stati arrestati dalla Stasi e detenuti per poi andare in esilio nella Germania occidentale. Dopo la riunificazione, è tornata in patria con una troupe cinematografica per incontrare i suoi "carnefici", che non hanno mostrato alcun rimorso…
{:it}Attivista, politico, guerrigliero orgoglioso del proprio passato e soprattutto sognatore.“El Pepe” è diventato il presidente dell’Uruguay restando sempre fedele ai suoi ideali. Ma anche abbracciando la possibilità del cambiamento e della novità. Un sorprendente Emir Kusturica scava nell’eredità di José “Pepe” Mujica e ritrova in lui uno spirito affine con cui discutere il senso della vita da un punto di vista filosofico, politico e poetico. Mujica è raccontato nei suoi caratteri più nobili: la fattoria nella periferia di Montevideo, dove lavora guidando lui stesso il trattore, facendosi bastare uno stipendio minimo, adesso come prima, quando era al vertice dello Stato. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il dolce ritratto di un uomo che per tutta la vita non ha mai smesso di lottare per far valere i propri ideali e realizzare desideri all’apparenza utopici. {:en}El Pepe is the guerrilla-style cognomen of former Uruguayan President José Mujica, who led the South American country from 2010 to 2015. Double Palme d’Or-winner Emir Kusturica started work on a film when Mujica was in the last months of his presidency. A series of conversations between the two titans is the backbone to El Pepe, a Supreme Life. Kusturica opt for an impressionistic and intimate portrait rather than photographic detail or regurgitating facts. He mixes in footage from Costa Gavras’s 1972 political drama State of Siege as representing the era. But for the most part, Kusturica is happy to sit back, smoke a cigar and let Mujica have his moment.  The film was played out of competition at the last Venice Film Festival.
{:it}A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.{:en}On completion of the Global Climate Change Week 2019 Detour Cinema presents a cinematic meditation on humanity's massive re-engineering of the planet. ANTHROPOCENE: The Human Epoch is a four years in the making feature documentary film from the multiple-award winning team of Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, and Edward Burtynsky. Narrated by Alicia Vikander. | "Masterfully detailed, captivating you visually with a subtle yet haunting musical layer to tell a difficult yet necessary story." | "To reach a better future, we have first to imagine it. Anthropocene elucidates our monstrous deeds in a way that is observational rather than condemnatory." | "As the filmmakers release us from our trance, we emerge concerned, horrified, but hopefully motivated to do something.". Official Selection for the Sundance, Toronto and Berlin International Film Festivals.
{:it}Attivista, politico, guerrigliero orgoglioso del proprio passato e soprattutto sognatore.“El Pepe” è diventato il presidente dell’Uruguay restando sempre fedele ai suoi ideali. Ma anche abbracciando la possibilità del cambiamento e della novità. Un sorprendente Emir Kusturica scava nell’eredità di José “Pepe” Mujica e ritrova in lui uno spirito affine con cui discutere il senso della vita da un punto di vista filosofico, politico e poetico. Mujica è raccontato nei suoi caratteri più nobili: la fattoria nella periferia di Montevideo, dove lavora guidando lui stesso il trattore, facendosi bastare uno stipendio minimo, adesso come prima, quando era al vertice dello Stato. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il dolce ritratto di un uomo che per tutta la vita non ha mai smesso di lottare per far valere i propri ideali e realizzare desideri all’apparenza utopici. {:en}El Pepe is the guerrilla-style cognomen of former Uruguayan President José Mujica, who led the South American country from 2010 to 2015. Double Palme d’Or-winner Emir Kusturica started work on a film when Mujica was in the last months of his presidency. A series of conversations between the two titans is the backbone to El Pepe, a Supreme Life. Kusturica opt for an impressionistic and intimate portrait rather than photographic detail or regurgitating facts. He mixes in footage from Costa Gavras’s 1972 political drama State of Siege as representing the era. But for the most part, Kusturica is happy to sit back, smoke a cigar and let Mujica have his moment.  The film was played out of competition at the last Venice Film Festival.
{:it}Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita. Il film si pone come una visione dell'altra faccia della medaglia, raccontando l'umanità soggiogata dalla setta, ma pure l'importanza della sorellanza femminile all'interno di quel microcosmo.{:en}Years after the shocking murders that made the name Charles Manson synonymous with pure evil, the three women who killed for him - Leslie Van Houten, Patricia Krenwinkel and Susan Atkins - remain under the spell of the infamous cult leader. Confined to an isolated cellblock, the trio seem destined to live out the rest of their lives under the delusion that their crimes were part of a cosmic plan, until an empathetic graduate student attempts to rehabilitate them."A delicate and tremulous thing, at once confident and gentle, lyrically composed yet as stoic as the American masculine ideal it so carefully deconstructs." - The Front Row.
{:it}Prima del film un omaggio prezioso: una breve Pratica di Mindfulness a cura della Dott.ssa Loredana Vistarini Psicoterapeuta socia fondatrice di Mondo Mindful srl e direttore scientifico del Mindfulness Experiential Professional Training. Come può la filosofia della mindfulness trasformare la vita dei più giovani? Sequenze poetiche e di insegnanti intenti a condurre pratiche, dalla meditazione ai laboratori di hip hop, a bambini provenienti da diversa estrazione sociale in contesti come le scuole pubbliche americane, quelle private e i centri di detenzione minorile. May I Be Happy ci ricorda dell’esistenza di una naturale capacità di benessere e di felicità, più spiccata nei bambini. La regista stessa, Hélène Walter ha scoperto la mindfulness e ha deciso di formarsi per accompagnare i bambini attraverso un percorso di consapevolezza e di resilienza, come cura e come via d’uscita dalla sofferenza, dai traumi, dall'aggressività e dalla violenza. {:en}May I Be Happy reveals the significance of "mindfulness" practice in transforming the lives of young people. Through poetic cinematography and sequences of teachers leading sensitive or boisterous practices to kids from different backgrounds, the film brings awareness to the benefits of mindfulness as a way out of violence and suffering, and as an attainable solution for younger generations. Covering varying approaches to mindfulness by a range of San Francisco Bay Area programs, May I Be Happy reminds us of children's natural capacity for wellbeing, resilience and happiness.
Il più famoso "film di strada" della storia del cinema. Il tema classico del viaggio si mescola con quelli della cultura alternativa degli anni '60: marijuana, musica pop, protesta hippy, pacifismo, crisi del mito americano. Davvero epica la colonna sonora con brani di The Band, Byrds, Jimi Hendrix e Steppenwolf. A presentare il film, nella versione appena restaurata a cura della Cineteca di Bologna, sarà lo sceneggiatore e scrittore Marco Videtta.
{:it}Attivista, politico, guerrigliero orgoglioso del proprio passato e soprattutto sognatore.“El Pepe” è diventato il presidente dell’Uruguay restando sempre fedele ai suoi ideali. Ma anche abbracciando la possibilità del cambiamento e della novità. Un sorprendente Emir Kusturica scava nell’eredità di José “Pepe” Mujica e ritrova in lui uno spirito affine con cui discutere il senso della vita da un punto di vista filosofico, politico e poetico. Mujica è raccontato nei suoi caratteri più nobili: la fattoria nella periferia di Montevideo, dove lavora guidando lui stesso il trattore, facendosi bastare uno stipendio minimo, adesso come prima, quando era al vertice dello Stato. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il dolce ritratto di un uomo che per tutta la vita non ha mai smesso di lottare per far valere i propri ideali e realizzare desideri all’apparenza utopici. {:en}El Pepe is the guerrilla-style cognomen of former Uruguayan President José Mujica, who led the South American country from 2010 to 2015. Double Palme d’Or-winner Emir Kusturica started work on a film when Mujica was in the last months of his presidency. A series of conversations between the two titans is the backbone to El Pepe, a Supreme Life. Kusturica opt for an impressionistic and intimate portrait rather than photographic detail or regurgitating facts. He mixes in footage from Costa Gavras’s 1972 political drama State of Siege as representing the era. But for the most part, Kusturica is happy to sit back, smoke a cigar and let Mujica have his moment.  The film was played out of competition at the last Venice Film Festival.
{:it}A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.{:en}On completion of the Global Climate Change Week 2019 Detour Cinema presents a cinematic meditation on humanity's massive re-engineering of the planet. ANTHROPOCENE: The Human Epoch is a four years in the making feature documentary film from the multiple-award winning team of Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, and Edward Burtynsky. Narrated by Alicia Vikander. | "Masterfully detailed, captivating you visually with a subtle yet haunting musical layer to tell a difficult yet necessary story." | "To reach a better future, we have first to imagine it. Anthropocene elucidates our monstrous deeds in a way that is observational rather than condemnatory." | "As the filmmakers release us from our trance, we emerge concerned, horrified, but hopefully motivated to do something.". Official Selection for the Sundance, Toronto and Berlin International Film Festivals.
{:it}Psicomagia è il film più completo sul lavoro terapeutico di Alejandro Jodorowsky. Attraverso testimonianze reali ci spiega cos’è la psicomagia, quali sono i suoi principi e come viene praticata. Ci mostra alcune persone durante il loro processo di guarigione, dalla realizzazione del loro “atto psicomagico” fino alla dimostrazione dei relativi effetti. Per Jodorowsky, molti dei nostri problemi derivano dalle barriere create dalla nostra società, dalla nostra famiglia e dalla nostra cultura, tutti fattori che ci impediscono di trovare il nostro vero io. La psicomagia aiuta le persone a liberarsi da queste catene. Gli atti psicomagici hanno un forte impatto sull’inconscio. Perciò, sono spesso impressionanti e altamente cinematografici. Il film va oltre la finzione, filmando la realtà, ma una realtà accresciuta, magica e curativa. Psicomagia – un’arte per guarire è il film manifesto di un grande maestro{:en}A healing path using the power of dreams, theatre, poetry, and shamanism. Psicomagia - An Art to Heal, Shows how psychological realisations can cause true transformation when manifested by concrete poetic acts. The film Includes many examples of the surreal but successful actions Jodorowsky has prescribed to those seeking his help. While living in Mexico, Alejandro Jodorowsky became familiar with the colourful and effective cures provided by folk healers. He realised that it is easier for the unconscious to understand the language of dreams than that of rationality. Illness can even be seen as a physical dream that reveals unresolved emotional and psychological problems. Psychomagic presents the shamanic and genealogical principles Jodorowsky discovered to create a healing therapy that could use the powers of dreams, art, and theatre to empower individuals to heal wounds that in some cases had traveled through generations. The concrete and often surreal poetic actions Jodorowsky employs are part of an elaborate strategy intended to break apart the dysfunctional persona with whom the patient identifies in order to connect with a deeper self. That is when true transformation can manifest.
{:it}Negli anni ’90 molte persone in Kurdistan sono state arrestate e interrogate sotto tortura; i loro assassini hanno eliminato i corpi gettandoli dagli elicotteri o seppellendoli in pozzi pieni di acido. Migliaia di persone, come Jitem e Hizbul-Kontra, sono state uccise da forze paramilitari le quali, sebbene continuino a negarlo, sono state finanziate e sostenute dallo stato. Il documentario racconta il caso di sette persone, tra cui quattro bambini, scomparsi dalla città di Kerboran [Dargeçit] nel 1995, e la ricerca instancabile delle loro spoglie da parte delle famiglie.{:en}In the 1990s many people in Kurdistan were taken into custody and interrogated under torture; their killers disposed of the bodies by throwing them out of helicopters, or burying them in acid-filled wells. Thousands were murdered/disappeared by paramilitary forces—such as Jitem and Hizbul-Kontra—that were financed and supported by the state, though they have always stuck to the line: “We didn’t do it.” The documentary ‘BÎR’ looks at the case of seven people, including four children, who were disappeared from the town of Kerboran [Dargeçit] in 1995, and tells the story of their families’ tireless search for their bones.
{:it}Psicomagia è il film più completo sul lavoro terapeutico di Alejandro Jodorowsky. Attraverso testimonianze reali ci spiega cos’è la psicomagia, quali sono i suoi principi e come viene praticata. Ci mostra alcune persone durante il loro processo di guarigione, dalla realizzazione del loro “atto psicomagico” fino alla dimostrazione dei relativi effetti. Per Jodorowsky, molti dei nostri problemi derivano dalle barriere create dalla nostra società, dalla nostra famiglia e dalla nostra cultura, tutti fattori che ci impediscono di trovare il nostro vero io. La psicomagia aiuta le persone a liberarsi da queste catene. Gli atti psicomagici hanno un forte impatto sull’inconscio. Perciò, sono spesso impressionanti e altamente cinematografici. Il film va oltre la finzione, filmando la realtà, ma una realtà accresciuta, magica e curativa. Psicomagia – un’arte per guarire è il film manifesto di un grande maestro{:en}A healing path using the power of dreams, theatre, poetry, and shamanism. Psicomagia - An Art to Heal, Shows how psychological realisations can cause true transformation when manifested by concrete poetic acts. The film Includes many examples of the surreal but successful actions Jodorowsky has prescribed to those seeking his help. While living in Mexico, Alejandro Jodorowsky became familiar with the colourful and effective cures provided by folk healers. He realised that it is easier for the unconscious to understand the language of dreams than that of rationality. Illness can even be seen as a physical dream that reveals unresolved emotional and psychological problems. Psychomagic presents the shamanic and genealogical principles Jodorowsky discovered to create a healing therapy that could use the powers of dreams, art, and theatre to empower individuals to heal wounds that in some cases had traveled through generations. The concrete and often surreal poetic actions Jodorowsky employs are part of an elaborate strategy intended to break apart the dysfunctional persona with whom the patient identifies in order to connect with a deeper self. That is when true transformation can manifest.
{:it}Come può la filosofia della mindfulness trasformare la vita dei più giovani? Sequenze poetiche e di insegnanti intenti a condurre pratiche, dalla meditazione ai laboratori di hip hop, a bambini provenienti da diversa estrazione sociale in contesti come le scuole pubbliche americane, quelle private e i centri di detenzione minorile. May I Be Happy ci ricorda dell’esistenza di una naturale capacità di benessere e di felicità, più spiccata nei bambini. La regista stessa, Hélène Walter ha scoperto la mindfulness e ha deciso di formarsi per accompagnare i bambini attraverso un percorso di consapevolezza e di resilienza, come cura e come via d’uscita dalla sofferenza, dai traumi, dall'aggressività e dalla violenza. {:en}May I Be Happy reveals the significance of "mindfulness" practice in transforming the lives of young people. Through poetic cinematography and sequences of teachers leading sensitive or boisterous practices to kids from different backgrounds, the film brings awareness to the benefits of mindfulness as a way out of violence and suffering, and as an attainable solution for younger generations. Covering varying approaches to mindfulness by a range of San Francisco Bay Area programs, May I Be Happy reminds us of children's natural capacity for wellbeing, resilience and happiness.
{:it}Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova: sente che Vore nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta e la storia d’amore con lui le farà scoprire la sua vera identità. Con Vore, infatti, Tina condivide una natura segreta. Tutta la sua esistenza non è stata che una menzogna e ora dovrà scegliere se continuare a vivere una bugia o accettare la sconvolgente verità che le ha offerto Vore. Miglior Film al Cannes Film Festival, sezione Un Certain Regard.{:en}In this dark fairytal Swedish actress Eva Melander buries herself in the role of Tina, an ostracized woman who feels out of place in society because of her otherworldly appearance. The peculiar creature she plays in director Ali Abbasi’s foreign-language Oscar submission suggests the unholy offspring of Quasimodo and a Tolkien Orc. But that’s just the starting point for an entrancing and unexpected love story when Tina — who works a lonely job in border security, using her rat-like sense of smell — wakes up to her superpowers when she meets a fawning man (Eero Milonoff) who looks just like her.
{:it}"Billy e Wyatt partono sulle loro Harley-Davidson. Fanno molti incontri, piacevoli e no. Il più famoso "film di strada" della storia del cinema. Il tema classico del viaggio si mescola con quelli della cultura alternativa degli anni '60: marijuana, musica pop, protesta hippy, pacifismo, crisi del mito americano. In varia misura furono ammirate la colonna musicale (che include brani di Byrds, The Band, Robbie Robertson, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Steppenwolf), la bizzarra tecnica di montaggio, la suggestiva fotografia, l'interpretazione di Nicholson". Sul finale un atto d'accusa e un'allusione "alle uccisioni dei due Kennedy e di Martin Luther King: "le immagini della terribile fine della festa, del pugno di ferro del realismo che intendeva liquidare definitivamente il sogno." (Furio Colombo, 1999).  Davvero epica la colonna sonora con brandi di "The Band, The Byrds, The Jimi Hendrix Experience e Steppenwolf. Easy Rider è un film simbolo degli anni ’60, il road movie per eccellenza e quello più a contatto con la mitologia della frontiera. È il più celebrativo del binomio libertà-strada aperta. Detour presenta la versione appena restaurata del film a cura della Cineteca di Bologna in cui potrete apprezzare la straordinaria fotografia di Lazlo Kovacs. {:en}Wyatt (Peter Fonda) and Billy (Dennis Hopper), two Harley-riding hippies, complete a drug deal in Southern California and decide to travel cross-country in search of spiritual truth. On their journey, they experience bigotry and hatred from the inhabitants of small-town America and also meet with other travellers seeking alternative lifestyles. After a terrifying drug experience in New Orleans, the two travellers wonder if they will ever find a way to live peacefully in America. A landmark counterculture film, and a "touchstone for a generation" that "captured the national imagination," Easy Rider explores the societal landscape, issues, and tensions in the United States during the 1960s, such as the rise of the hippie movement, drug use, and communal lifestyle. Real drugs were used in scenes showing the use of marijuana and other substances. The movie's "groundbreaking" soundtrack featured The Band, The Byrds, The Jimi Hendrix Experience and Steppenwolf. Detour presents the recently digitally restored version of the movie, curated by Cineteca di Bologna.
{:it}Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita. Il film si pone come una visione dell'altra faccia della medaglia, raccontando l'umanità soggiogata dalla setta, ma pure l'importanza della sorellanza femminile all'interno di quel microcosmo.{:en}Years after the shocking murders that made the name Charles Manson synonymous with pure evil, the three women who killed for him - Leslie Van Houten, Patricia Krenwinkel and Susan Atkins - remain under the spell of the infamous cult leader. Confined to an isolated cellblock, the trio seem destined to live out the rest of their lives under the delusion that their crimes were part of a cosmic plan, until an empathetic graduate student attempts to rehabilitate them."A delicate and tremulous thing, at once confident and gentle, lyrically composed yet as stoic as the American masculine ideal it so carefully deconstructs." - The Front Row.
{:it}“Abbiamo bisogno di altri tipi di storie,” è la richiesta incalzante di Donna Haraway di fronte alla telecamera. Ma che forma dovrebbero prendere queste storie? Che suono potrebbero avere e come potremmo percepirle? Il regista belga Fabrizio Terranova sembra aver preso a cuore l'imperativo di Haraway.  Sperimentando diversi tipi di narrazione, piegando il genere del documentario, fondendo l'intimo quotidiano con il giocosamente surreale, Terranova dà corpo e immagine ad alcune delle teorie più originali e innovative della grande studiosa e pensatrice statunitense. Un documentario estetico, intelligente, appassionante, dove è lo story-telling di Donna Haraway che anima lo schermo e che si popola di scenari immaginari insoliti e sorprendenti.{:en}“We need other kinds of stories,” Donna Haraway implores as she faces the camera. “Storying otherwise,” in Haraway’s expression, is an apt characterization of the work of this paradigm-shifting thinker, whose contributions to feminist studies of science and technology resist and even rebel against hegemonic ways of thinking and living. But what form should such stories take? What might they sound or feel like? To watch Fabrizio Terranova’s Donna Haraway: Story Telling for Earthly Survival (2016) is to know that the filmmaker took Haraway’s imperative to heart. Both subtle and explicit filmic techniques mimic, comment on, and evoke the rhythms that sustain Haraway as a thinker, a storyteller, and a human being. In experimenting with different kinds of storytelling—bending the genre of documentary by fusing the intimate everyday with the playfully surreal—Terranova brings one of the most evocative social theorists to life and demonstrates the supple, transformative nature of storytelling itself. (From  "The Society for Cultural Anthropology" SCA web site) ."Donna Haraway is brilliant, passionate, original and a leading intellectual force of our times. This portrait offers an intimate glimpse into the style and imagination of this charismatic thinker.". Anna Tsing.
{:it}Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane Brady vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto. Presentato alla 70esima edizione del Festival di Cannes, questo post-western dai potenti spunti documentaristici è diretto dalla giovane regista cinese Chloé Zhao, trapiantata da anni a New York. {:en}Based on his a true story, THE RIDER stars breakout Brady Jandreau as a once rising star of the rodeo circuit warned that his competition days are over after a tragic riding accident. Back home, Brady finds himself wondering what he has to live for when he can no longer do what gives him a sense of purpose: to ride and compete. In an attempt to regain control of his fate, Brady undertakes a search for new identity and tries to redefine his idea of what it means to be a man in the heartland of America. "A delicate and tremulous thing, at once confident and gentle, lyrically composed yet as stoic as the American masculine ideal it so carefully deconstructs." - The Front Row. 97% tomatometer!
{:it}Primo grande appuntamento dell'autunno al Cinema Detour dedicato al cinema e alla musica dal vivo: Le Grand Lunaire (Adriano Lanzi, chitarra elettrica; Paolo Di Cioccio, oboe e theremin) sonorizzano LA CADUTA DELLA CASA USHER (Francia, 1928) di Jean Epstein, tratto da un racconto di Edgar A. Poe. Per il film "La Caduta della Casa Usher”, il grande teorico del cinema e autore originalissimo Jean Epstein si avvalse come aiuto regista di un allora ventottenne Luis Buñuel, realizzando, più che una trasposizione fedele dell’omonimo racconto di Edgar A. Poe, un affresco composito di atmosfere e temi cari allo scrittore statunitense, attingendo anche ad altre opere quali Ligeia e Il Ritratto Ovale. Ne risulta un’opera unica nel suo genere, con effetti simili a quelli della corrente dell’Espressionismo, sebbene ottenuti con mezzi e presupposti teorici del tutto diversi. La sonorizzazione di Le Grand Lunaire ne sottolinea il senso di sospensione e dilatazione temporale, il fatalismo claustrofobico, le punte sconcertanti di umorismo macabro e paradossale. Il duo elettroacustico Le Grand Lunaire si muove tra scrittura e improvvisazione. Nella stratificazione del materiale trovano spazio suggestioni cameristiche, alterazione timbrica degli strumenti, e cellule ritmiche di matrice rock/jazz.{:en}First big autumn event at Detour Cinema dedicated to cinema and live music: Le Grand Lunaire (Adriano Lanzi, electric guitar; Paolo Di Cioccio, oboe and theremin) sonorize LA CADUTA DELLA CASA USHER (France, 1928) by Jean Epstein, based on a story by Edgar A. Poe. For the film "The Fall of the House of Usher", the great film theorist and highly original author Jean Epstein used the twenty-eight year old Luis Buñuel as assistant director, realizing, more than a faithful transposition of the homonymous story by Edgar A. Poe, a composite fresco of atmospheres and themes dear to the American writer, also drawing on other works such as Ligeia and The Oval Portrait, resulting in a unique work of its kind, with effects similar to those of the current of Expressionism, although obtained with means and entirely different theoretical assumptions.The soundtrack by Le Grand Lunaire underlines the sense of suspension and time dilation, the claustrophobic fatalism, the disconcerting points of macabre and paradoxical humor. The electro-acoustic duo Le Grand Lunaire moves between writing and improvisation. In the stratification of the material there are chamber suggestions, timbric alteration of the instruments, and rock/jazz matrix rhythmic cells.
{:it}A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.{:en}On completion of the Global Climate Change Week 2019 Detour Cinema presents a cinematic meditation on humanity's massive re-engineering of the planet. ANTHROPOCENE: The Human Epoch is a four years in the making feature documentary film from the multiple-award winning team of Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, and Edward Burtynsky. Narrated by Alicia Vikander. | "Masterfully detailed, captivating you visually with a subtle yet haunting musical layer to tell a difficult yet necessary story." | "To reach a better future, we have first to imagine it. Anthropocene elucidates our monstrous deeds in a way that is observational rather than condemnatory." | "As the filmmakers release us from our trance, we emerge concerned, horrified, but hopefully motivated to do something.". Official Selection for the Sundance, Toronto and Berlin International Film Festivals.
{:it}On the Road Film Festival, giunto alla sua settima edizione consecutiva, è un festival cinematografico di rilevanza internazionale articolato in due sezioni competitive, sezioni fuori concorso, focus ed eventi collaterali, che traccia un percorso inedito di cinema indipendente ispirato al viaggio, alle geografie erranti, agli attraversamenti di terre selvagge e agli spaesamenti metropolitani. Strada e frontiera ne sono le parole-chiave, da intendersi in ogni possibile declinazione, simbolica, geografica o temporale: il viaggio che percorre strade dimenticate, sentimentali o artistiche, la digressione da itinerari prestabiliti, il cammino individuale e gli esodi collettivi, il valicare di frontiere fisiche o mentali. Sede principale del festival  il leggendario cinema Detour di Roma, e con incursioni nell'area metropolitana e nell'intero territorio laziale.  Il programma della manifestazione si sviluppa sull’arco di due settimane del mese di novembre 2019, articolandosi in due sezioni competitive di rilevanza internazionale, una sezione collaterale con proiezioni fuori concorso, focus monografici/tematici e matinée didattici, per concludersi con la cerimonia di premiazione alla presenza di autori, componenti dei cast e giurati. Una Giuria di esperti e il voto del pubblico in sala assegnano premi in denaro, tenuta in programmazione dei film con riconoscimento di percentuale sugli incassi, menzioni speciali ed eventuali premi speciali offerti dagli sponsor. SCADENZE / DEADLINES: Regolari > 31 agosto 2019 | Ultima chiamata > 15 settembre 2019{:en}Based at the legendary DETOUR Arthouse Cinema, in the heart of Rome since 1997, ON THE ROAD FILM FESTIVAL is devoted to contemporary independent cinema - fiction, documentary and experimental - presenting travelogues, urban and waste-land wanderings, real or imaginary topographies, unexpected detours, psycho-geographical drifts, migration and nomadism. We look for films that develop, through linguistic and narrative skills, a critical and inventive approach to the subject guidelines of the Festival: a traveling mood with digressions from fixed paths, where the route is what matters, not the destination. The Festival hosts screenings, master classes, meetings, art exhibitions, live performances and music, both at DETOUR Cinema and at a variety of cinema venues, film clubs, schools, public libraries and other unusual locations in Rome and and in its surrounding area. DEADLINES: Early Bird > April 30, 2019 | Regular > August 31, 2019| Late > Sept 15, 2019 
{:it}"Il più influente fotografo vivente" scriveva qualche anno fa The New York Times. Oggi, che abbiamo appreso della sua recente scomparsa all'età di 94 anni, Robert Frank resta tra i più innovativi fotografi documentaristi americani (autore del pionieristico "The Americans" assieme a Jack Kerouac) e il regista iconoclasta di film seminali come “Pull My Daisy” e “Cocksucker Blues”, realizzato con i Rolling Stones. Un artista schivo e rigoroso he ha rifiutato fino alla fine ricchezza e celebrità e le cui simpatie andavano a coloro che, come lui, nella vita hanno sempre dovuto lottare. Restio a interviste e interventi in pubblico e segnato profondamente da tragedie personali, Frank ha esplorato con dolore sentimenti complessi, mescolando sapientemente vita e lavoro e facendo in modo che fossero le sue opere a parlare per suo conto.{:en}Robert Frank, best known for his groundbreaking book, “The Americans,” had a visually raw and personally expressive style that made him one of the most influential photographers of the 20th century. He was also the iconoclastic film director of Pull My Daisy and Cocksucker Blues (starring the Rolling Stones); a difficult (almost impossible) interview subject; a rejecter of wealth and celebrity; a man whose ‘sympathies were with people who struggled,’ who has a ‘mistrust of people who made the rules’. Laura Israel cut her teeth editing award-winning commercials and music videos. Her client list included: John Lurie, Lou Reed, Patti Smith, Keith Richards, Sonic Youth, New Order, Ziggy Marley, David Byrne, artists Laurie Simmons and Robert Frank.
{:it}“La vita è arte e l’arte è vita”. Questo il motto di Peter Greenaway, filmmaker fra i più eclettici del cinema contemporaneo. Partendo da questa premessa Saskia Boddeke, artista multimediale nonché moglie del regista, fa incursione nella mente del marito. La creatività di Greenaway è incorniciata in una conversazione con la figlia adolescente Pip, che in un dialogo ricco d’ironia mette in ordine alfabetico i punti salienti della vita del padre. “A come Amsterdam”, dice Mister Greenaway, ma anche “A come Autismo”, lo incalza Pip. Le domande della figlia lo colpiscono dritte al cuore, permettendo alla moglie di trarne un ritratto unico nel suo genere: quello di un visionario, sì, ma soprattutto di un uomo e della sua battaglia contro il tempo. {:en}The fascinations of filmmaker Peter Greenaway, whose motto is "art is life and life is art,"are captured like butterflies and arranged in an alphabet, a form that suits him perfectly as an encyclopedist. In intimate conversations with his perceptive 16-year-old daughter Zoë, we discover the whos, whats and whys about Greenaway. They begin with A, which stands for Amsterdam, but could also stand for autism, Zoë suggests. Greenaway’s boundless creativity, unconstrained flow of words and passion for collecting certainly bring this to mind, and he admits to wearing the label with pride. The playful conversations don’t shy away from more painful topics; we hear that Greenaway hasn’t seen two other children of his for years. And later, heartbroken and in tears, Zoë asks him if for once he’ll stop talking like a commentator. Zoë’s spontaneous questions penetrate Greenaway to the core, enabling his wife, multimedia artist Saskia Boddeke, to make a deeply personal portrait not only of the artist, but also of Greenaway the father in his battle against time.
{:it}A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.{:en}On completion of the Global Climate Change Week 2019 Detour Cinema presents a cinematic meditation on humanity's massive re-engineering of the planet. ANTHROPOCENE: The Human Epoch is a four years in the making feature documentary film from the multiple-award winning team of Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier, and Edward Burtynsky. Narrated by Alicia Vikander. | "Masterfully detailed, captivating you visually with a subtle yet haunting musical layer to tell a difficult yet necessary story." | "To reach a better future, we have first to imagine it. Anthropocene elucidates our monstrous deeds in a way that is observational rather than condemnatory." | "As the filmmakers release us from our trance, we emerge concerned, horrified, but hopefully motivated to do something.". Official Selection for the Sundance, Toronto and Berlin International Film Festivals.
{:it}Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita. Il film si pone come una visione dell'altra faccia della medaglia, raccontando l'umanità soggiogata dalla setta, ma pure l'importanza della sorellanza femminile all'interno di quel microcosmo.{:en}Years after the shocking murders that made the name Charles Manson synonymous with pure evil, the three women who killed for him - Leslie Van Houten, Patricia Krenwinkel and Susan Atkins - remain under the spell of the infamous cult leader. Confined to an isolated cellblock, the trio seem destined to live out the rest of their lives under the delusion that their crimes were part of a cosmic plan, until an empathetic graduate student attempts to rehabilitate them."A delicate and tremulous thing, at once confident and gentle, lyrically composed yet as stoic as the American masculine ideal it so carefully deconstructs." - The Front Row.
{:it}Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane Brady (Brady Jandreau) vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto. Presentato alla 70esima edizione del Festival di Cannes, questo post-western dai potenti spunti documentaristici è diretto dalla giovane regista cinese Chloé Zhao, trapiantata da anni a New York. {:en}Based on his a true story, THE RIDER stars breakout Brady Jandreau as a once rising star of the rodeo circuit warned that his competition days are over after a tragic riding accident. Back home, Brady finds himself wondering what he has to live for when he can no longer do what gives him a sense of purpose: to ride and compete. In an attempt to regain control of his fate, Brady undertakes a search for new identity and tries to redefine his idea of what it means to be a man in the heartland of America. "A delicate and tremulous thing, at once confident and gentle, lyrically composed yet as stoic as the American masculine ideal it so carefully deconstructs." - The Front Row. 97% tomatometer!