Cinema Detour - Aprile 2010
Cinema
Detour / Oasi Urbana - Via Urbana 107 (NUOVA SEDE) 00184 Roma
www.cinedetour.it cinedetour@tiscali.it
Ingresso riservato ai soci. tessera annuale 7 € + sottoscrizione
VEN 9 APRILE ACROSS
VIDEO e
DETOUR CINEMA presentaNO
ROBERT CAHEN. L'ENTRAPERÇU
Video d’arte 1976 – 2003
Con una serata dedicata a Robert
Cahen,
uno degli autori più noti e importanti della ricerca
video internazionale, torna ACROSS.VIDEO, progetto a cura di
Cristina Nisticò. Le proiezioni saranno introdotte da
Silvia Bordini, docente alla Sapienza Università di Roma,
e dal M° Nicola
Sani, compositore e Presidente della Fondazione Isabella Scelsi
di Roma. Durante la serata verrà presentata la nuova edizione
del libro “Il
respiro del tempo. Cinema e video di Robert Cahen” di S.
Lischi e del dvd allegato,
ETS, Pisa 2009.
Attraverso la proiezione dei video di Robert Cahen si tratteranno
i concetti, i temi e le caratteristiche tecniche del suo lavoro:
la rarefazione, il passaggio, la mobilità e l’immobilità,
i rallentamenti e le accelerazioni, il tempo sospeso dell’immagine
elettronica, il viaggio, la percezione del suono, il colore reale
ed elettronico, l’intravisto, il paesaggio sonoro e visivo
e il rapporto che lo lega all’essere umano.
Robert Cahen nasce
a Valence in Francia nel 1945 e si diploma a Parigi al Conservatoire
National Supérieur de Musique nel 1971 con Pierre Schaeffer.
Realizza oltre settanta opere dal 1973 a oggi: film, film fotografici,
video, videoinstallazioni. Nei suoi lavori Cahen trasferisce all’immagine
le sperimentazioni tecniche e linguistiche della scuola della musica
concreta. I suoi lavori, presentati in festival e manifestazioni
artistiche internazionali, sono stati spesso trasmessi da reti
televisive. Molte sue opere sono state acquisite da musei, archivi
e collezioni. Gli sono stati dedicati innumerevoli omaggi e retrospettive
in tutto il mondo. Vive a Mulhouse in Alsazia e continua a viaggiare
20.30 Aperitivo
+ video di Robert Cahen nella
NewTvGallery itinerante di A.V.
Estratti da: Cartes
Postales Video, 1984 -1986, Cahen/Huter/Longuet - Sept
visions fugitives, 1995-1997, 35’
Dalle 21.30 Introduzione alla serata e presentazione degli
ospiti in sala
Intervento della Prof.Silvia Bordini “Il video d’arte
di Robert Cahen”
Intervento del Presidente della Fondazione Scelsi M° Nicola
Sani "Suono e immagine nei video d’arte di Robert
Cahen”
a seguire proiezioni:
- videointervista a R.Cahen del collettivo ranElettriKe (10')
- video anni '70 e '80: - Karine,
1976, 8’ 19’’ - Juste
le temps, 1983, 13’ -
Hong Kong Song, 1989, 21’
- video anni '90 e del 2000 - Voyage
d’hiver, 1993, 18’ 40’’ - L'étreinte,
2003, 8’
SAB 10 - DOM 11 APRILE INDIPENDENTI
ITALIANI_Giovanni Pianigiani
21.00
LA CANZONE DELLA NOTTE di Giovanni Pianigiani (Italia
2008, 85 min.) Il film disegna un'affascinante storia d'amore
nello stile del noir misterioso e sensuale. Una storia d'amore
dolce e terribile, immersa nelle atmosfere palpitanti di una
Roma notturna che si accende di tinte melodrammatiche, punteggiata
dalle canzoni misteriose e avvolgenti di Frank Amore. Frank,
che ogni sera suona il pianoforte e canta, nel night semibuio,
perso nell'oscurità amica della notte di Roma. Lui che
riesce a leggere nel futuro tramite la divinazione, che aiuta
i tanti amici del night a risolvere problemi e angosce leggendo
nei loro segni, dopo ogni concerto. Frank che non ricorda il
proprio passato, che sa soltanto di essere stato soccorso,
smemorato e confuso, anni prima, dal signor Altaj, il proprietario
del night.Sara, che ogni sera balla aggraziata e coinvolgente
per il pubblico affezionato del night. Sara che da bambina
era così sola. Sara che adesso ha la nuova famiglia
nel night del gentile signor Altaj. Alana misteriosa, indecifrabile.
che arriva da un luogo lontano per ereditare il night alla
morte del signor Altaj, suo zio e proprietario del club. Alana
che sa perché il signor Altaj è stato sgozzato
nel proprio letto, e probabilmente sa da chi è stato
ucciso. Alana che diventerà presto la rivale di Sara,
e che rischierà di distruggere tutto il mondo ovattato
e protettivo del night. Quale terribile segreto si porta dietro
la meravigliosa donna venuta dal Caucaso? Riuscirà a
contrastare i propri istinti, combattendoli con la propria
dolcezza e bontà?
GIO 15 APRILE VISIONI PRESENTA
21.00
LA MONTAGNA SACRA (Messico-Usa
1973, 114') di Alejandro Jodorowsky. In una emblematica nazione
latinoamericana, repressa e sottosviluppata, un giovane ladro
e nove potenti ricorrono a un alchimista perché li
faccia partecipi del segreto dell'immortalità. Devono
raggiungere nove saggi che da tremila anni vivono in cima a
una mitica montagna... Frutto di una cultura sincretica in
cui sembra di ravvisare le tracce lasciate da Buñuel,
Dalí, Fellini, Topor e Arrabal insieme.
VEN 16 APRILE RO.MI.
Arte Contemporanea e Studio RA Presentano:
VIDEOART- CONTAMINAZIONI
TERZA RASSEGNA. DALLE ORE 21.00
In questa terza rassegna VIDEOART-CONTAMINAZIONI continua a caratterizzarsi per la proposta di video dai contenuti
e stili più disparati, come specchio della nostra
complessa realtà contemporanea. Dopo le avanguardie
storiche, le esperienze del secondo dopoguerra, con le neo-avanguardie,
dopo happening, performance, installazioni, land art, body
art, arte povera, le installazioni audio visive di Nam June
Paik e Wolf Wostell esponenti del gruppo Fluxus, stiamo oggi
vivendo in pieno una nuova, profonda metamorfosi nel campo
delle arti in genere e dei nuovi media in particolare.
La
classificazione in arte astratta o figurativa perde logicamente
ogni significato e rimane una concezione obsoleta riferita
al prodotto estetico. Le nuove tecnologie applicate all’espressione
artistica hanno creato inedite sintesi espressive che vanno
ben oltre vecchie ed inutili distinzioni. Siamo nel pieno
sviluppo di un’arte multimediale dove la videoart sembra
svolgere un ruolo di sintesi, collegandosi, facendo da collante
e interagendo con i protagonisti delle più varie discipline.
Quando si parla di VIDEOART-CONTAMINAZIONI si
vuole evidenziare con chiarezza il rapporto con altre forme
espressive dove spesso la dinamica di interscambio diventa
inestricabile. Il video può inglobare, sintetizzandoli
e trasformandoli in un unico dispositivo sonoro-visuale,
i “vecchi” linguaggi
della pittura e scultura, del teatro e della danza, di installazioni
e performance ma anche nutrirsi di tutta l’esperienza
del cinema e di un ibrido rapporto di interscambio con la
tv e il suo schermo. A loro volta ormai i vecchi e nuovi
media espressivi usano le proiezioni video integrandole nella
loro area specifica, prestandosi ad una contaminazione sempre
più profonda. L’installazione, il teatro, la
danza, la musica, la poesia interagiscono sempre più con
immagini video, si completano, traendone un notevole potenziamento.
Con la scienza il rapporto è duplice: da un lato la
videoart è figlia della più sofisticata ricerca
scientifica applicata ed infatti non si può non sottolineare
che il suo sviluppo è strettamente legato alle ricerche
scientifiche, soprattutto alla fisica quantistica, che consentono
di elaborare tecnologie sempre più avanzate creando
una pressoché illimitata possibilità di sperimentazione.
Mentre dall’altro lato la videoart può elaborare
immagini che, in parallelo con le scienze, investigano la
possibilità di costruire nuove coraggiose realtà.
L’arte e la scienza sono sicuramente i campi nei quali
l’intelletto può operare ai più alti
livelli per giungere alla conoscenza e proprio per questo
motivo l’interazione tra di essi dovrà essere
la regola per il futuro.
Partecipano alla rassegna video
i seguenti Artisti:
Vincenzo Ceccato - L’ultima cena a
9 miliardi di anni luce
Giampiero Cerichelli - Icona d’assenza
Carlo Leoni - Molecole di Luce2… La Grande Madre
Andrea
Leoni - Maya
David Medalla - Urbi
et Orbi Gruppo Sinestetico - Plastik
Leoni – Ceccato -La Trama Invisibile
romi.art@fastwebnet.it + 39 348 8097446
info@studiora.eu - www.studiora.eu + 39 3491597571
GIO 22 APRILE
GIORNATA
MONDIALE DELLA TERRA
PRIMA
ITALIANA - proiezione
gratuita aperta a tutti (soci e non) in collaborazione con
MACROVIDEO, OASI URBANA,
e Terranauta.it
17.30
Il Mondo secondo MonsantO - Storia di una multinazionale che
vi vuole molto benE(PRIMA ITALIANA
- "The World According to Monsanto", Francia/Canada 2008, 109',
versione doppiata in Italiano) di Marie-Monique Robin. Una
co-produzione franco-canadese: Image & Compagnie, Productions
Thalie, ARTE France, NFB e WDR 2008. Distribuito in Italia
da MacroVideo, di New World Multimedia, un marchio
distribuito dal Gruppo Editoriale Macro.
A rivelare la storia,
le azioni e gli interessi di questa potente multinazionale
e a far luce sulle reali conseguenze sanitarie e ambientali
degli OGM, arriva finalmente in Italia la coraggiosa inchiesta
della giornalista francese Marie-Monique Robin. Frutto di tre
anni di ricerche in giro per il mondo, questo straordinario
documentario, ricco di autorevoli testimonianze e importanti
documenti inediti, risponde a molte domande che toccano da
vicino il presente e il futuro del nostro pianeta.
Vandana
Shiva, fondatrice dell’Istituto
indipendente Research Foundation for Science, Tecnology and Ecology
di Nuova Delhi dichiara: «Il Mondo secondo Monsanto ci
risveglia dalla dittatura che Monsanto sta cercando di stabilire
sul nostro cibo, sull’ambiente e sulla nostra conoscenza.
Le libertà fondamentali
e la sopravvivenza sono in pericolo. Non possiamo permettere
che la Monsanto prenda il controllo sulla vita».
Monsanto è il principale produttore mondiale di Organismi
Geneticamente Modificati (Ogm) ed è una delle aziende
più controverse della storia industriale. Dalla sua fondazione
nel 1901, nel corso degli anni, la multinazionale di Saint Louis
nata come industria chimica, è stata accusata di negligenza,
frode, attentato a persone e cose, disastro ecologico e sanitario,
utilizzo di false prove. Eppure, oggi, questo pericoloso gigante
della biotecnologia che si pubblicizza come azienda della “scienza
della vita”, grazie ad una comunicazione ingannevole, a
pressioni e corruzioni, a rapporti di collusione con i vertici
politici e amministrativi USA, continua indisturbato ad esportare
e imporre in tutto il mondo il pericoloso modello dell’agricoltura
transgenica. Un impero industriale con sedi in quarantasei Paesi
e un fatturato annuo di 7,5 miliardi, che ha coperto in colture
OGM quasi 100 milioni di ettari tra Stati Uniti, Argentina, Brasile,
Canada, India, Cina, Paraguay, Sudafrica, Spagna, Romania.
«Nelle campagne del mondo ci vogliono uomini, non multinazionali.
Il cibo deve essere prodotto per essere mangiato, e non solo
per essere venduto. Ne va della sovranità alimentare dei
popoli; ne va della nostra libertà. Non ci è dato
sapere quali saranno in futuro gli effetti degli OGM sulla salute
dell’ambiente e delle persone, ma per ora è certo
che essi sono di proprietà di multinazionali che mirano
a controllare il nostro cibo su scala globale, per vendercelo
alle loro condizioni. Il Mondo secondo Monsanto ci fa capire
di più su questi processi perversi, e ci mette in
guardia sul futuro del cibo»
Carlo Petrini fondatore
Slow Food
- a seguire:
Cinematografo Poverania e BizzarroCinema.it presentano
21.30
FALENE (Italia, 2009 - 65') di
Andres Arce Maldonado. Con Paolo Sassanelli e Totò Onnis.
Due amici quarantenni s'incontrano di sera, per strada. Parlano
del più e del meno, della
vita, parlano di niente in realtà e dalle loro chiacchiere
traspare il vuoto di un'esistenza desiderata, sognata, immaginata,
ma vissuta mai. Ma non è una sera come le altre questa.
Hanno un appuntamento con qualcuno, un appuntamento che dovrebbe
finalmente permettere loro di cambiare vita e realizzare il
sogno mai celebrato: abbandonare la mediocre realtà che
li circonda, nella quale da sempre sono invischiati e dalla
quale mai hanno trovato la forza di uscire. Selezionato al:
Raindance Film Festival 2009 Montpellier Film Festival 2009
Bari International Film Fest 2010. Bizzarro Cinema (Recensione
film + intervista al regista Andres Arce Maldonado)
Saranno presenti in sala:
il regista Andres Arce Maldonado e il produttore Giovanni Costantino
(Tauma).
Il
Mucchio Selvaggio (Fuori Uscite): Sono i momenti di
ordinaria disperazione che spingono a sognare, ma un sogno disperato
può anche trasformarsi in incubo. Ne sanno qualcosa
i due protagonisti di Falene: Enzo, gigante buono dall’anima
apparentemente candida, e Sergio, uomo di mondo un po’ vanesio
che, dietro un’ostentata sicurezza, nasconde tutta la
sua inconsistenza. I due sembrano avere molto poco in comune,
ma si conoscono da tempo e condividono lo stesso sogno: abbandonare
Bari e le loro vite troppo provinciali, per recarsi a Parigi,
dove vivono le donne migliori, dove circolano i soldi veri
e dove passa la gente che conta. Il piano per raggiungere lo
scopo è perfetto e la capitale francese sembra già più vicina.
Scritto con eleganza da Andrej Longo – autore della pluripremiata
raccolta di racconti Dieci - Falene si svolge quasi totalmente
di notte, con la macchina da presa che, a parte qualche inserto “immaginato” e
quindi coloratissimo e surreale, inquadra esclusivamente l’angolo
di strada dove si incontrano i due protagonisti. Per tre quarti
di film non accade assolutamente nulla, Enzo e Sergio parlano
tra loro, raccontano, battibeccano ma non fanno annoiare chi
osserva: c’è tensione drammatica e c’è un
senso dello humour a cavallo tra il paradosso e la chiacchiera
da bar. I loro discorsi - grazie anche alla bravura dei due
interpreti, equilibrati e credibili - li rendono parenti stretti
dei logorroici tipi tarantiniani. Il risultato di questo lungo
chiacchierare è che, se sulle prime si ride dei due
amici e del loro modo di intendere le cose, alla fine si familiarizza
con loro e si rimane coinvolti nell’eterna attesa. Poi
tutto esplode, s’infiamma e brucia. La quiete viene stravolta
in un attimo: il regista Andres Arce ci scaraventa di punto
in bianco nell’incubo, nella realtà. Spesso, a
fare la differenza, non è cosa si racconta ma come lo
si racconta. Andres Arce ha centrato il giusto tono.
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VENERDI' 23, SABATO 24, DOMENICA 25 APRILE - CINEMA
DETOUR
L’AssOCIAZIONE
cultURALE IL
RINOCERONTE in collaborazione con DETOUR
CINEMA
presenta
Brancatiana
Il cinema secondo Vitaliano Brancati
"Nella prima metà del Novecento,
Vitaliano Brancati fu l’intellettuale siciliano più fervido,
fecondo e acuto nell’analizzare la società italiana:
la tragedia del fascismo, la discontinuità ininterrotta
della democrazia italiana, l’imperizia degli intellettuali
travolti dalla loro ignavia esistenziale. Brancati
fu autore di romanzi, racconti, saggi ed opere drammatiche
a metà tra la satira e l’esistenzialismo, attenti
a svelare, molto spesso sotto la lente deformante del sesso,
l’ipocrisia ed i tabù morali della società italiana.
La
strutturazione delle sue pagine si fa forte di un’icasticità senza
pari tra gli autori a lui contemporanei: le piazze assolate,
i bar nella controra, i vitelloni al caffè sono momenti
entrati nell’immaginario collettivo, autentici fotogrammi
già pronti a catalogarsi in una cineteca ideale. [...]
Tra le altezze di uno Zampa e la furbizia di un Vicario, il
rapporto di Brancati con il cinema fu qualcosa di notevole,
che ancora oggi merita di essere discusso, analizzato, riscontrato.
La rassegna Brancatiana propone, nell’arco di tre serate
(dal 23 al 25 aprile), una piccola ricognizione dei rapporti
tra Brancati ed il cinema italiano, tramite la proiezione di
film preceduti dalla lettura di brani di romanzi e racconti
dell’autore siciliano." (Andrea Pergolari)
Struttura
dell’iniziativa: La
serata d’apertura,
in cui sarà proiettato il film Anni difficili (Luigi
Zampa, 1948), sarà dedicata al lavoro di Brancati
come sceneggiatore di un film tratto da un proprio testo
letterario. La proiezione sarà preceduta dalla lettura
di alcuni brani del racconto lungo Il vecchio con gli stivali,
all’origine del film di Zampa.
Introdurrà l’incontro
(e l’intera rassegna) la scrittrice Antonia Brancati,
figlia di Vitaliano. Nella seconda serata, con la proiezione
del film L’uomo, la bestia e la virtù (Steno,
1954), tratto dalla farsa di Pirandello, sarà discussa
l’attività di Brancati come sceneggiatore di
testi letterari altrui. Alla serata presenzierà Enrico
Vanzina, figlio di Steno; prima della proiezione del film
sarà letto il racconto La noia nel ‘937.
L’incontro
conclusivo prevede la proiezione del film Il bell’Antonio
(Mauro Bolognini, 1960), tratto dal romanzo omonimo di Brancati
e sceneggiato da Pier Paolo Pasolini. Girato quando Brancati
era ormai morto da sei anni, Il bell’Antonio offrirà lo
spunto per discutere come il cinema italiano ha saputo sfruttare
le risorse narrative di Brancati.
Prima della proiezione
del film saranno letti brani del romanzo; dopo la proiezione,
una tavola rotonda con esperti di letteratura e cinema italiano
(Antonio De Benedetti, Guido Vitiello, Marco Onofrio), offrirà al
pubblico un ritratto dello scrittore siciliano e concluderà la
rassegna.
L’organizzazione dell’iniziativa è affidata
a Francesca Biancat, che curerà personalmente la lettura
dei racconti, mentre Andrea Pergolari curerà la rassegna
cinematografica e la compilazione di schede storico-riepilogative
che accompagneranno la proiezione dei film..
VEN 23 APRILE
21.00 DI NUOVO “ANNI
DIFFICILI” (2008)
Regia, sogg. e scen. Tatti Sanguineti; dir.fot. Luigi Pasquale;
mo. Arianna Carletti, Gabriella Scaglione; fo. Carlo Cialone;
org. e ric. Rosellina D’Errico; ass.re. Germano Maccioni. Interpreti:
Tatti Sanguineti, Giulio Andreotti, Goffredo Fofi, Tullio Kezich,
Anna Proclemer, Turi Vasile. Produzione: Briguglio Film; durata:
28’.
Attraverso testimonianze d’eccezione come quelle
Andreotti, Vasile, Anna Proclemer, Fofi e Kezich, lo storico
Tatti Sanguineti ricostruisce le vicende produttive e censorie
di Anni difficili (1948), la prima storica collaborazione tra
il regista Luigi Zampa e lo scrittore Vitaliano Brancati. A sessant’anni
di distanza dall’uscita del film viene riproposta anche
una nuova lettura critica dell’opera, rendendo ragione
ad un titolo capitale del cinema italiano.
21.30 introduzione
alla rassegna alla presenza della scrittrice Antonia
Brancati, figlia di Vitaliano
a seguire lettura
da: Il vecchio con gli stivali di
V. Brancati
22.15
Anni difficili (1948) di Luigi Zampa
Regia di Luigi Zampa; sogg. dal racconto
Il vecchio con gli stivali di Vitaliano Brancati; scen. Sergio
Amidei, Vitaliano Brancati, Franco Evangelisti, Enrico Fulchignoni;
dir.fot. Carlo Montuori; mus. Franco Casavola; mo. Eraldo Da Roma;
scg. Ivo Battelli; co. Giuliana Bagni. Interpreti: Umberto Spadaro
(Aldo Piscitello), Massimo Girotti (Giovanni), Ave Ninchi (Rosina),
Milly Vitale (Maria), Odette Bedogni [poi Delia Scala] (Elena),
Ernesto Almirante (il nonno), Enzo Biliotti (il podestà). Produzione: Briguglio
Film; durata: 117’.
Aldo Piscitello, impiegato nel comune
di Modica, è costretto ad iscriversi al Partito Fascista
a seguito delle insistenze del sindaco, per non perdere il proprio
posto di lavoro. Nonostante questo, continua a frequentare l’ambiente
di amici “resistenti”. Ma alla fine della guerra, dopo
la caduta del fascismo, avrà un’amara sorpresa… Presentato
alla Mostra del Cinema di Venezia del 1948, suscitò grandi
polemiche, presso la stampa e presso la politica: accusato di qualunquismo
e, al contrario, di disfattismo, è ancora oggi un atto d’accusa
morale potente e graffiante. Segnò l’inizio della
collaborazione tra Vitaliano Brancati e Luigi Zampa, subentrato
alla regia al posto di Carlo Ludovico Bragaglia, che aveva effettuato
l’intera preparazione del film. Il mondo di Brancati, fatto
di figure mediocri, meschine e grette, è ricreato in un
piccolo cosmo di provincia che sa amplificarsi di significati universali.
La satira impietosa del fascismo è anche la satira impietosa
dell’Italia in ricostruzione, con un tono di racconto insieme
antiretorico e sentimentale e con un finale che è il non
plus ultra dei finali di Zampa.
SAB 24 APRILE
21.15 TRAGICO ROGO A ROMA – L’INCENDIO
DELLA “MINERVA
FILM” (1947) La Settimana Incom
00059 – 22.5.1947.
Produzione: Istituto Luce; durata: 1’22”. In un servizio
informativo dell’epoca, il tragico incendio della Minerva
Film a Roma, che causò la morte di venti persone, tra i
dipendenti della società. A seguire, Francesca Biancat leggerà una
pagina del Diario romano (1947) di Vitaliano Brancati dedicata
all’incendio della Minerva Film.
a seguire lettura da: La
noia nel 1937 di V. Brancati
21.45 L’uomo, la bestia
e la virtù (1954) di Steno
Terzo
Regia Steno; sogg. dalla commedia
omonima di Luigi Pirandello; scen. Vitaliano Brancati, Steno;
dir.fot. Mario Damicelli; mus. Angelo Francesco Lavagnino,
Pier Giorgio Levi; mo. Gisa Radicchi Levi; scg. Mario Chiari;
arr. Piero Gherardi. Interpreti: Totò (prof. Paolino), Orson Welles
(capitano Perella), Viviane Romance (Assunta Perella), Giancarlo
Nicotra (Nonò), Clelia Matania (Graziella), Franca Faldini
(Mariannina), Italia Marchesini (Rosaria), Mario Castellani
(il dottore), Carlo Delle Piane (uno studente). Produzione:
Antonio Altoviti per Rosa Film; durata: 87’.
Sposata ad un capitano di marina, Assunta
Perella si innamora del maestro del figlio e ne rimane incinta.
Per non confessare il tradimento, deve far sì che il
nascituro sia figlio del marito capitano: ma prima deve convincerlo
a fare l’amore con lei… Uno dei prodotti più insoliti
del cinema italiano, un tentativo disperato di unire la cultura
con il commercio. Per anni invedibile per problemi di diritti,
ormai non più visibile nella copia originale (con un’accesa
fotografia in Gevacolor), unisce i talenti di Totò ed
Orson Welles, Steno e Brancati, tutti impegnati a tradurre
in immagini cinematografiche la farsa grottesca di Pirandello.
All’epoca fu considerato un film grassoccio e volgare,
oggi può sembrare fin troppo corretto, quasi tarpato
dalla paura di sbagliare. Quel che è certo è che
Brancati trova nel mondo di Pirandello alcuni suoi tipici topoi
narrativi (la mediocrità del protagonista, l’ossessione
del sesso) e sa personalizzarli con un gusto acre di moralismo.
Il finale è più beffardo che autocensorio (come
voleva la critica del tempo) e Steno sa trarre da Totò sempre
il meglio possibile, anche di fronte ad un pesce fuor d’acqua
come Welles.
a seguire
incontro con Enrico
Vanzina,
regista e figlio di Steno
DOM 25 APRILE
21.15 Lettura da: Il
bell’Antonio di
V. Brancati
21.30
Il bell’Antonio (1959) di Mauro Bolognini
Regia Mauro Bolognini;
sogg. dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati; scen. Pier
Paolo Pasolini, Gino Visentini; dir.fot. Armando Nannuzzi;
mus. Piero Piccioni; mo. Nino Baragli; scg. Carlo Egidi;
arr. e co. Piero Tosi. Interpreti: Marcello Mastroianni (Antonio
Magnano), Claudia Cardinale (Barbara Puglisi), Pierre Brasseur
(Alfio Magnano), Rina Morelli (Rosaria Magnano), Tomas Milian
(Edoardo Lentini), Fulvia Mammi (Elena Ardizzone), Jole Fierro
(Mariuccia). Produzione: Cino Del Duca, Alfredo Bini per
Arco Film (Roma), Lyre Film (Parigi); durata: 105’.
Il bellissimo Antonio Magnano è concupito
da tutte le donne che conosce. Dopo un periodo passato a Roma,
se ne ritorna a Catania e si sposa, dopo breve fidanzamento,
con Barbara Puglisi. I guai arrivano quando si scopre che Antonio
non riesce ad avere rapporti sessuali con la moglie e Barbara
chiede l’annullamento del matrimonio per sposare un ricco
nobile… A cinque anni dalla morte di Brancati, il regista
Mauro Bolognini, alla ricerca di un modo per raccontare l’Italia
tramite la letteratura di fine Ottocento-inizio Novecento,
si dedica alla trasposizione del romanzo più celebre
dello scrittore siciliano. Lo fa con l’aiuto dell’amico
e collega Pier Paolo Pasolini, operando diversi cambiamenti,
strutturali e di contenuto, rispetto all’opera di riferimento:
l’impotenza del protagonista non è più un
atto di accusa contro l’integralismo maschilista dell’universo
fascista, anche perché la vicenda viene spostata agli
anni ’50. Rifiutando il tono grottesco, l’umorismo
impietoso di Brancati, Bolognini si attesta su un tono elegiaco
e malinconico fitto di inquietudine che fa emergere allo stesso
modo, con grande potenza, la “volgarità dell’immaginario
siciliano (e, di riflesso, italiano tutto)” (Pezzotta,
Bocchi).
a seguire tavola rotonda con
esperti di letteratura e cinema italiano (Antonio
De Benedetti, Guido Vitiello, Marco Onofrio),
offrirà al
pubblico un ritratto dello scrittore siciliano e concluderà la
rassegna.
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MAR 27 APRILE VISIONI PRESENTA
21.00
4 minuti (Titolo originale Vier Minuten, 112 min. -
Germania 2006) di Chris Kraus. Con Monica Bleibtreu, Hannah
Herzsprung, Sven Pippig, Richy Müller,
Jasmin Tabatabai. L'ottantenne
Traude Krüger si reca
ogni giorno presso il carcere femminile di Lickau dove insegna
a suonare il pianoforte a un numero sempre più esiguo
di allieve. Il corso rischia di essere chiuso ma la donna,
grazie anche alla solidarietà di un guardiano, riesce
a convincere il direttore. Un giorno però sarà la
stessa guardia carceraria, massacrata di botte da una detenuta,
Jenny, a cambiare idea. Jenny è infatti in carcere accusata
di omicidio. Ha uno straordinario talento per il piano ma è preda
di crisi di violenza che la gettano nello sconforto.
GIO 29 APRILE INCONTRO
CON GIORGIO DE CHIRICO
serata
Omaggio Giorgio de Chirico a cura
di Federico Febbo
21.15
UNA LEZIONE CON DE CHIRICO (13,
italiano, 1958) Il grande pittore apre le porte del suo studio
in piazza di Spagna 31 per una singolare lezione sui suoi stessi
quadri ed un analisi comparativa con la grande tecnica della
tradizione pittorica italiana e non dei secoli passati. I suoi
d'apres, le false leggende, il suo costume, i suoi paradossi,
il superomismo la sua impossibilità di
vivere il proprio tempo ed il rifiuto di appartenervi. E poi
il modernismo, il classicismo, il romanticismo ed il barocco
nel suo vocabolario assumono il significato di una nostalgia
etimologica ma anche sentimentale. Le sue origini greche nei
suoi manichini come nei suoi cavalli dipinti, raccontate tra
le rovine del'Appia antica e sulle spiagge del litorale romano,
il suo essere beffardo e ironico nel concedersi al demone delle
telecamere, paradigma della decadenza culturale del suo e del
nostro impagabile mondo che fu.
21.30
INCONTRO CON GIORGIO DE CHIRICO a cura
di Ettore della Giovanna realizzazione di Ubaldo Parenzo (42',
italiano 1966).Per la prima volta proiettata integralmente
l'eccezionale palabre nel salotto Rai organizzato da Ubaldo
Parenzo. Il maestro si lascia coinvolgere in una strepitosa
e provocatoria discussione con Alfredo Mezio, Carlo Bernari
Virgilio Guzzi, tre noti e feroci critici della prima metà del
XX secolo. De Chirico demolisce l'intero apparato artistico dell'epopea
modernista e della filologica presunzione critica dei tre, condannando
la grammatica degli impressionisti come dei contemporanei, sottolineando
così la sua solitudine artistica nel panorama mondiale.
L'accusa all'intera macchina dello spettacolo dell'arte pittorica
e moderna, dai direttori dei musei ai facoltosi finanziatori
museali come dei trapassati committenti. Nessuno sa adottare
più la tecnica pittorica dei grandi maestri post tardo
e rinascimentali, una tradizione conclusasi con i deprecabili,
a detta del maestro, Cezanne e Manet, e la propaganda della stampa
che ha sostituito alla critica la pubblicità ad un artista
e alla sua opera. Bernari che invoca la verità sulla questione
dei surrealisti, l'azzardato paragone dei suoi esordi con l'Arcimboldo
ed il sospetto primato dei quadri metafisici con Carrà da
parte di Mezio, la seguente replica di De Chirico all'intellettualismo
surrogato dell'intelligenza ed il rifiuto delle accademie. E
poi ancora le derive Schopenhauriane e quella Nitzschiana di
Ecce Homo per le piazze di Torino, che diventeranno poi le sue
famose piazze d'Italia, l'ipocrita innocenza nell'interporre
la domanda al pittore se crede veramente che i critici ed i galleristi
siano dei dittatori del mercato come egli asserrisce. La risposta
a questo quesito i tre storici l'avrebbero trovata ai nostri
giorni osservando impotenti lo strapotere che ha portato al declino
dell'arte, depravata oggi in arte contemporanea. Quaranta incredibili
minuti di rivelazioni e verità capovolte in cui De Chirico
con la sua simpatica trascendenza domina e argina l'aggressione
della retorica giornalistica di un atavica cultura ginnasiale
tutta italiana.
22.15 IO, ALBERTO SAVINIO regia
di Stefano Pomilia (28', italiano) Uno dei pochissimi documentari
dedicati ad Andrea Alberto de Chirico, in arte Alberto Savinio
fratello di Giorgio. Avremmo voluto riservare più spazio
a questo fondamentale artista della nostra cultura ma la difficoltà nel
reperire documenti video/sonori del grande intellettuale ha
reso lo scopo vano. La sua totale assenza negli archivi e nelle
discoteche rende questo documentario ancor più prezioso.
L'interdisciplinarità di Savinio
viene ripercorsa sin dai giorni dell'infanzia, dagli esordi musicali
alla pittura, per finire nella sua immensa ed illuminante arte
letteraria. La scaltrezza, la lucidità di un uomo abitato
dall'ombra, tanto da assumerne i contorni ed il tratteggio, l'infanzia
a Volos insieme al fratello ed il loro soggiorno in Germania
dove conosceranno la pittura di Böcklin, che segnerà in
diversi modo le loro vite. La conoscenza di Apollinaire e del
mercante e collezionista Paul Guillaume, le recensioni di Soffici
per i suoi concerti e poi la guerra e Dada, l'esperienza di direttore
d'orchestra con Pirandello. Una versatilità impressionante
e apparentemente impraticabile se non fosse per un innata e continua
pulsione al gioco che è ricerca, e che caratterizza l'unicità di
Savinio. Dalle sue impressionanti “Isole dei giocattoli” alle “Città invisibili”,
i centauri e le metamorfosi, gli animali ermafroditi, le grandi
intuizioni prestrutturaliste ed il successo pittorico in Francia
e nelle biennali italiane. L'apogeo di un successo letterario
raggiunto con “Tragedia dell'infanzia” e “Narrate
uomini la vostra storia” e la conclamazione nell'antologia
Bretoniana “L'Humor nero”, in cui Savinio figura
come unico italiano assieme al fratello.
Verso la fine della sua carriera farà ritorno a teatro,
alla Scala di Milano, per la colloborazione scenica con Stravinskij
nell'Edipo Re e L'uccello di Fuoco, poi la sua Armida di Rossini
per il Maggio Musicale Fiorentino del '52 con Serafin alla direzione
e la Callas. Infinite esperienze oggi impensabili per un artista
privo della grazia di un Savinio e dello sconvolgente superamento
dei canoni artisti ed esistenziali. “Bisogna guardare nella
tomba come si guarda in una culla”, diceva egli, per andare
al di là della pittura come della vita.
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