Ali, giovane insegnante, vive con la sua anziana madre Nigar a Tarlabasi, quartiere di Istanbul, “casa” di numerosi rifugiati curdi dal 1990. Nigar è convinta che i suoi vicini siano tutti ritornati nel loro villaggio curdo. Ogni mattina prepara le sue cose e si mette in cammino per ritornare al villaggio. Vaga per la città, in cerca del suo villaggio e di quella canzone che non smette di riascoltare in sogno. Ali non può fare altro che essere gentile con lei: le compra regali e dolciumi, la porta in motocicletta e la aiuta a cercare la vecchia canzone. Nel frattempo Ali scopre che la sua fidanzata è incinta, ma lui non è certo di sentirsi pronto a diventare padre. In un delicato gioco di equilibrio formale, il film mantiene sullo sfondo, ma sempre evidente, il dramma dello sradicamento forzato dalla terra curda.
giov 4 giu I FIORI DI KIRKUK + incontro con il regista curdo-iraniano Fariborz Kamkari
Aperitivo sotto lo schermo e proiezione. A seguire incontro con il regista Fariborz Kamkari, a cura della rivista di cinema online Schermaglie.it. / Anni Ottanta, in pieno regime Saddam Hussein: Najla (Morjana Alaoui) è una dottoressa costretta a scegliere tra i suoi sogni e il rispetto delle tradizioni cui è legata la sua famiglia. Dall’Italia, dove ha studiato, Najla, figlia di una ricca famiglia araba di Bagdad, decide di tornare a Kirkuk alla ricerca di Sherko, il fidanzato curdo coinvolto nella resistenza. I due si amano e si vogliono sposare, ma l’appartenenza a due etnie così diverse rappresenta un ostacolo insormontabile. Dopo essersi scontrata con la propria famiglia, che non è estranea alle violenze ordinate dal dittatore, Najla abbraccia la causa degli oppressi, schierandosi dalla loro parte, attraversando tutte le tragiche tappe dell’orrore.